lunedì 25 giugno 2012

Adesso, San Francisco è ancora più lontana

Ci sono cose che fanno parte di noi molto più di quanto avremmo potuto immaginare. Fanno parte di noi perché esistevano prima che noi nascessimo; noi siamo sbucati in un mondo in cui alcuni suoni, alcuni rumori o presenze, componevano l'ordine delle cose già da tempo. Quei suoni, quei rumori, quelle forme, le abbiamo assimilate, fatte nostre, respirate...ci sono entrate dentro senza fatica. E così, quando poi a un certo punto spariscono, un piccolo infinitesimale tassello se ne va da noi, per sempre. E ci mancano, ci mancano con una tale violenza da risultare quasi inconcepibile.
Bè, c'è una cosa che ha fatto parte di me fin da quando ero tanto piccola da non arrivare a guardare oltre la ringhiera del balcone della vecchia casa in cui abitavo, e così ci guardavo attraverso: il tram. Me le ricordo benissimo quelle vecchie carrozze verdi traballanti ma rassicuranti, passare davanti a casa salutando con un fischio singhiozzato e poi sparire verso le loro destinazioni. Avvertivo il vibrare sordo dei binari, le scintille dei cavi, il fischio in lontananza e correvo fuori aggrappandomi alla ringhiera, gli occhi sempre pieni di meraviglia che non si spegneva mai. I tranvieri rallentavano vedendomi, e mi dedicavano un bel fischio, così saltellavo rispondendo loro tutta felice. "Mamma, mamma!! il tram mi ha salutato!!", dicevo, e a dire il vero la frase usciva più o meno così: "Il tam mi ha talutato!". Le carrozze si sono avvicendate negli anni, il tram ha cambiato forma, misura e colore...io sono cresciuta, tante cose sono successe, molte altre cambiate, ma il suo fischio e quel vibrare energico dei binari sono sempre rimasti gli stessi. Ho cambiato casa, anima e "vestito", ma il tram eccolo là a sferragliarmi davanti.
Puntuale ogni giorno, senza mancare un colpo.
E' passato anche quel lunedì mattina di tanto tempo fa, inconsapevole del fatto che il mio mondo fosse appena andato distrutto, che la parte migliore di me se ne fosse andata poche ore prima per non tornare mai più. Inconsapevole del fatto che il suo fischio, quel giorno, fosse stata la prima cosa che avessi sentito davvero.
E ora...ora non c'è più.
L'hanno "soppresso" qualche mese fa, per lasciare posto, dicono, a un mezzo più efficiente e moderno, più silenzioso...
Più silenzioso.
Ed è proprio il silenzio che mi pesa. Tanto che qualche volta, nei giorni strani che capitano come frutti insospettabilmente amari, a me il fischio pareva ancora di sentirlo rimbalzare tra i muri del paese. Forse perché le rotaie erano rimaste, salde e aggrappate al terreno, arrugginite, certo, ma forti e diritte a promettere che lui sarebbe tornato. Almeno fino a qualche giorno fa, quando improvvisamente hanno tolto anche quelle. Le hanno tolte con ruspe e camion, e loro sono venute su come se fossero morbide come burro, leggere come una piuma, come se fossero state solo appoggiate per sbaglio. Come se non avessero portato per decenni il peso di carrozze sempre più pesanti cariche di persone con i loro bagagli di paure, gioie, sogni, speranze e dolori.
Qualcosa si è spezzato. Il fischio se n'è andato, per sempre.
Per qualche strana ragione ho pensato "Adesso, San Francisco è ancora più lontana...", come se quelle vecchie rotaie potessero attraversare regioni, nazioni e oceani per approdare oltre la baia e correre attraverso la città più bella del mondo (almeno per me) insieme ai suoi favolosi e coloratissimi tram. Come se bastasse solo percorrerle, per arrivare lontano, anche solo un po' più lontano. I solchi lasciati dalla loro esistenza per ora si stagliano netti tra i sassi, come ferite aperte. Per ora posso ancora vederli, per ora posso crederci, ma tra non molto la terra si appianerà, crescerà erba, i sassi si assesteranno, e la loro traccia scomparirà, per sempre.
Non ci vorrà molto, prima che diventino ricordo. Non ci vuole mai molto, purtroppo o per fortuna.

"Mamma, mamma!! Il tam!! Il tam mi ha talutato!!"

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