Da dove salpano le decisioni? Qual è il porto dal
quale si staccano per prendere il largo?
Certe volte non lo ritrovi più, quel porto da cui
sono salpate, sai solo che hanno navigato abbastanza a lungo da diventare
giorni, mesi, anni…vita.
Salpano di notte, di solito, quando le ore sono
buie e le menti sembrano lavorare più chiaramente e più furbescamente e invece no,
non lo fanno mai davvero. E’ solo un’impressione, è solo l’istinto che parla
attraverso i pensieri tradotti in parole. Ma dietro a quelle cime sciolte e
quelle vele spiegate, spesso c’è solo la voglia o il bisogno di scappare da
qualcosa che inspiegabilmente, inaspettatamente, ci sta facendo male. Un male
cane.
Si salpa di notte, per le decisioni più difficili,
come per le terre più lontane.
È così che si fa, senza stare troppo a pensarci
su, senza lasciare che le onde del mare in tempesta spaventino la nostra anima
sconvolta da qualcosa che si è trasformato da sorriso a ghigno spietato e
crudele, da parole che non intendiamo più, da volti che non riconosciamo perché
trasfigurati da qualcosa che in qualche modo ce li ha portati via per sempre.
E allora a volte le mozziamo, quelle cime, in
fretta e furia, dopo essere saltati sulla barca senza voltarci indietro a
guardare quel porto sicuro in cui ci sentivamo a casa, in cui abbiamo abitato
giorni felici e generato ricordi destinati a vivere per sempre lì, anche quando
la bruma che viene dal mare li avvolgerà di antico e di irreale, loro
continueranno a esistere, laggiù.
Ma gli addii sono addii, e in quel porto noi non
ci torneremo mai, lo abbiamo deciso tanto tempo fa, quando siamo salpati nella
notte senza avere una direzione precisa ma limitandoci a seguire le stelle,
quelle che riuscivamo ancora a vedere attraverso tutto quel buio.
Solo, a volte, in certi strani momenti delle
nostre navigazioni, quando l’aria della sera ha un particolare profumo, o il
vento ci solleva i capelli in un modo a noi familiare; quando attraversiamo
luoghi che ne ricordano altri, quando ridiamo in una certa maniera…qualcosa ci
colpisce all’improvviso nello stomaco.
Ed è qualcosa che somiglia alla nostalgia, anche
se non lo è. Perché là, in quel porto ormai lontano, noi non ci torneremmo mai,
ora. Non dopo tutta questa vita in mezzo, non dopo che la nostra barca è
diventata sempre più sicura nell’affrontare le onde anche lontana dalla riva,
da quella terraferma in cui una volta abbiamo camminato credendo di essere al
sicuro da tutto. Non ci torneremmo, ora, no. Non dopo aver scoperto quanto
fosse fragile quel terreno…solo vorremmo sapere dove si trova. Avere le
coordinate per poterlo vedere, almeno sulla mappa, mentre proseguiamo a vele
spiegate verso quello che ci aspetta.
Avere una puntina da fissare sulla cartina, e
guardarla ogni tanto per dire - Io lì, ci
sono stata…ci ho vissuto per un po’…e per quel po’ è stato bello, ed è stato
tutto vero. Mai una bugia, mai…mai una bugia. Era tutto vero. –
Sarebbe bello ecco, avere una mappa delle nostre
rotte, no? Sarebbe bello riconoscere ancora da lontano, quei porti oltre la
bruma, fare un fischio passando essendo certi che dal Faro ci riconoscano e
salutarci, così…
Ma quei porti sono deserti. Quei porti non
esistono più.
Solo ricordi, solo ricordi oltre la bruma…
Noi, forse, ci incontreremo e ci saluteremo per
mare.
Nel frattempo, continuiamo a navigare.
Nel frattempo, continuiamo a navigare.
Queste parole, le ho sentite mie...
RispondiElimina...e allora ti ringrazio, perché se le hai sentite tue, ci siamo incontrati.
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