sabato 26 ottobre 2013

Che ci salvi l'amore

Oggi, mentre ero ferma ad un semaforo una macchina si è affiancata alla mia e io, come spesso si fa senza pensarci, mi sono voltata a osservarne il conducente. Era un uomo sulla cinquantina, capelli grigi, occhiali e occhi azzurri. Accanto a sé era seduto un altro uomo, più piccolo di statura e di corporatura, aveva anche lui i capelli grigi, gli occhiali e gli occhi azzurri. Pochi istanti sono stati sufficienti a capire che erano padre e figlio, la somiglianza era impressionante. Se ne vedono in giro, a migliaia, di padri e figli... ma questi due uomini mi hanno colpito; nell'abitacolo di quell'auto stava succedendo qualcosa... Stavano in silenzio, ma le loro emozioni stavano parlando. Il figlio guardava lontano dal padre, nella direzione opposta, le sopracciglia corrugate, gli occhi preoccupati, a cercare di scrutare qualcosa che gli dicesse che andava tutto bene, che le preoccupazioni non durano per sempre, che c'è ancora tempo per sperare di essere sereni. Piedi incerti si nascondevano, in quell'uomo. Piedi abituati a muoversi su terreni troppo mobili per riuscire a stare in piedi troppo a lungo. Mentre il padre... il padre guardava il figlio.
Io l'ho visto, come lo guardava. 
Piccolo, sembrava scomparire nel sedile. Eppure sono certa che doveva esser stato un uomo forte, sicuro di sé e protettivo. Lo sguardo dolce, di una dolcezza quasi struggente, era puntato sulla nuca del figlio, come a chiamarlo in silenzio:  "Figliolo..." sembrava dire "...figliolo, sono qui. Sono ancora qui." E riflessa nei suoi occhi la nuca del figlio era quella di un bambino di tanti anni fa, mentre muoveva i suoi primi passi incerti  ma coraggiosi con la mano saldamente serrata nella presa forte di quella del padre. L'amore infinito, nello sguardo del padre. La paura, in quella del figlio.
- Che brutto mondo -, ho pensato allora, un attimo prima che il semaforo si tingesse di verde spingendoci ad andare ognuno verso le nostre giornate. Che brutto mondo quello che toglie ai figli la sicurezza dei primi passi nel mondo, quelli che si rischia di cadere ogni mezzo metro ma qualcuno - una fede incrollabile te lo dice - ti risolleva sempre e ti soffia sulle ginocchia sbucciate e brucianti.Che brutto mondo quello che fa diventare piccoli, fisicamente piccoli, i genitori. Così piccoli da avere l'impressione che abbiano consumato così tanta vita per cercare di darla ai figli, di attaccargliela addosso per far sì che non si stacchi mai; che li abbia bruciati dentro così tanto doloroso amore nel tentativo di soffiare sempre, ancora, ogni giorno, sulle ferite sempre più difficili da guarire dei propri figli.
Che ci salvi l'amore, ho pensato. Che ci salvi l'amore, Dio ti prego, perché ne abbiamo un disperato bisogno. 
Ho premuto sull'acceleratore e sono ripartita, in questo venerdì grigio e umido di pioggia caduta e ancora da cadere. 
Che ci salvi l'amore. 

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